fonte: corriere.it
di Laura Aldorisio
Francesco Scarpino vive a Catanzaro, lavora il legno da quando è bambino. Realizza pipe e velieri e stilografiche personalizzate. Il Vaticano gliene ha commissionate altre 20 donate all’incontro con i Patriarchi del Libano
Un hobby che diventa bottega e un desiderio che diventa storia. È successo a Francesco Scarpino, l’artigiano di Catanzaro che voleva regalare una penna a papa Francesco. «Cercavo solo di donargli un mio segno di gratitudine, tutto il resto non so come sia avvenuto». Scarpino, dipendente d’azienda in qualità di tecnico da più di vent’anni, coltiva il talento di saper lavorare il legno. Dapprima si dedica alla modellistica navale, realizzando anche un Amerigo Vespucci: poi, «dato che i velieri sono spettacolari, ma non hanno mercato, mi sono avventurato su nuove strade». Confeziona pipe, poi la bigiotteria, fino ad approdare alla scoperta delle penne in legno. «La mia prima penna è nata il 6 gennaio del 2018. Da quel momento è stato un miglioramento continuo, dovuto allo studio da autodidatta, ai tentativi e ai video sul web». Il primo grande salto avviene, su insistenza di Confartigianato Calabria, nel 2019 con la partecipazione alla Fiera dell’Artigianato a Milano, dove il riscontro è più che positivo. È così che un hobby diventa la possibilità di aprire la partita Iva in pieno lockdown. Ma non basta: dopo pochi mesi, a ottobre, Scarpino inaugura la sua bottega a Catanzaro. Prima una vetrina, poi due, si allarga, i clienti aumentano, così come le richieste di oggetti personalizzati. «Lavoro tutti i tipi di legno, i palessandri, i legni pregiati, come legno fossile di 3mila anni, e mi piace anche sperimentare alcuni innesti, come arricchire la resina con alcuni semi».
L’incontro con Papa Francesco
Tutto, quindi, sembra al suo posto, ma persiste un desiderio che diventa un grande imprevisto. «Sarei stato contento di poter regalare una mia penna a papa Francesco, la cui semplicità mi sorprende. La realizzazione era facile, ma la consegna mi sembrava un ostacolo titanico». Scarpino inizia a modellare il legno di frassino, un legno bianco che, una volta lucidato, lascia emergere delle venature color grigio. «La stilografica prende forma a novembre 2020 e rimane nella mia bottega, chiusa in un cassetto, avvolta in un asciugamano, in attesa di capire quale potesse essere la strada verso Roma». Un giorno, tramite una concatenazione di telefonate, riesce a parlare con un funzionario della sicurezza pontificia. Gli vengono chieste alcune foto del pezzo d’artigianato e, dopo qualche tempo, gli viene comunicato che il 9 giugno 2021 potrà consegnare di persona la penna al Pontefice. Ma venti giorni prima dell’appuntamento riceve un’ulteriore telefonata dal Vaticano: la penna artigianale è un’iniziativa così apprezzata da voler essere estesa anche all’appuntamento del 1 luglio, l’incontro con i patriarchi del Libano. Scarpino, dopo la prima comprensibile incredulità, si mette al lavoro per confezionare venti penne. «Realizzavo giorno dopo giorno che il dono che avevo voluto fare al Papa, ora diventava il dono destinato ai suoi ospiti». All’inizio gli chiedono di utilizzare il legno di cedro, per onorare l’origine dei responsabili delle Comunità cristiane libanesi, ma i tempi delle materie prime non lo permettono. «Mi sono permesso di crearle con il legno d’ulivo, simbolo per eccellenza della pace. Le penne sono pezzi unici perché le venature hanno sempre un disegno diverso. Per quella destinata al Papa ho previsto un innesto di acero dal colore bianco». Nel pieno del lavoro, arriva la data dell’incontro. «Mentre gli consegnavo la penna, da cui era iniziato tutto, il Santo Padre mi parlava. Non ricordo nulla, tranne: “Lei è un artista”. Quella giornata mi ha segnato».
I mercatini di Tropea
Intanto, le venti penne a sfera di legno d’ulivo sono state consegnate, i patriarchi le hanno ricevute e Scarpino è tornato in bottega e nei mercatini di Tropea con il suo piccolo tornio a spiegare ai curiosi come possa nascere una penna da un pezzo di legno. «Voglio condividere quello che ho imparato, anche se il mio grande cruccio è che nessuno mi abbia mai chiesto di imparare il mestiere. Purtroppo nessuno, né giovane né anziano. Ma tutta questa storia mi ha insegnato che la vita non finisce mai di stupirci».